About me

Mi chiamo Silvia.

Amo tutto ciò che implica il creare qualcosa e questo mi ha portato a diverse scelte, felici, nella mia vita..

A diciotto anni, dopo una brillante maturità scientifica e qualche tentennamento, dovuto al conflitto interno tra la mia indole matematica e quella artistica-creativa, mi sono iscritta e, quindi, laureata in Architettura. Facoltà che meglio di ogni altra riusciva a conciliare entrambe. Tornassi indietro, lo rifarei non una ma mille volte! Il mestiere più bello del mondo…

Da qualche parte, poi, stava scritto che questa professione dovesse far parte del mio destino perché, anni dopo, ho avuto  la fortuna di incontrare e di innamorarmi di un altro Architetto (!) che, non solo mi supporta in tutti i modi ma sopporta, senza apparenti lamentele, le mie continue astensioni dal collaborare al suo studio a causa della sindrome che mi affligge: la SIC.

Se state leggendo il mio blog è molto probabile che anche voi ne siate afflitti: Sindrome dell’ Impastatore Compulsivo…

Ciononostante sono e rimango Architetto per indole! I’m Architect for nature!
Con Rolando Morandin, il mio primo, amatissimo, maestro

A trent’anni, dopo la nascita della mia amatissima piccola Gio, ho dato una svolta alla mia carriera e, per avere molto più tempo da passare con lei, per seguire i suoi piccoli grandi passi e le sue conquiste, ho cominciato ad insegnare Architettura e poi Arte.

Quando io stessa ero studentessa, l’insegnamento non era mai rientrato nei miei progetti! Eppure, tra me e i miei studenti è stata empatia a prima vista! Quello che io ho cercato di insegnare loro è stata, innanzi tutto, la passione per ogni cosa avessero voluto fare o creare…

Confesso di aver loro parlato spesso del mio amore per la fantastica arte della cucina e della pasticceria. Ricordo di aver portato a scuola, più di una volta, il mio lievito madre e di averlo rinfrescato durante l’intervallo! Alcuni dei miei alunni ne stanno allevando un pezzettino, come una sorta di tamagotchi 🙂

Sono Insegnante di Arte per mestiere! I’m Art Teacher for job!
Tre grandi Maestri e me: Giambattista Montanari, Beniamino Bazzoli, Leonardo Di Carlo

 

A quindici anni, quando le mie compagne di classe passavano ore al reparto profumi della Rinascente, in me scoppiava, irrefrenabile, il desiderio di creare capolavori di Alta Pasticceria… ecco…

Cosa decido di provare a fare come prima, primissima, cosa? Una torta di mele? Una crostata? Qualcosa di più azzardato.. tipo degli choux?

No… troppo facile… Inizio dalla pasta sfoglia!!! In un epoca in cui le uniche ricette disponibili erano su libri tipo «Il talismano della felicità» o «Il cucchiaio d’argento», in cui il burro era di due marche, al massimo, o della latteria, la farina era bianca o gialla, punto, io mi lancio capofitto nell’impresa (ricordo che, giusto per complicare le cose, era estate..). Il risultato? Dei “deliziosi” ventaglietti che sembravano minuscoli boomerang di pietra e il cui sapore era di farina mancante di sale… I miei genitori, santi, li mangiano e fingono anche che siano buoni 😉

Il risultato catastrofico ha su di me l’effetto di diventare una sfida: non saranno dei dolcetti immangiabili a fermarmi!

Al mio compleanno mi faccio regalare il Gelataio della Simac, appena entrato in produzione. Il ricettario, incluso nella confezione,  è finito nel cestino dopo la prima prova e un amico di famiglia, che aveva da poco aperto una splendida gelateria, è diventato la mia vittima procacciatrice di “vere” ricette. A sedici anni mi faccio regalare i biglietti per il Sigep. A dire il vero, non ricordo se la fiera della gelateria e della pasticceria allora si chiamasse già così, ma ricordo perfettamente di essermi spacciata per la figlia del malcapitato gelatiere ed essermi fatta dare campioni di ogni genere e informazioni preziosissime!

Potrei continuare questa storia per pagine e pagine ma non voglio annoiarvi. Vi racconto solo che, nel progettare la mia prima casa, l’elemento intorno al quale ruotavano tutta la cucina, modernissima,  e l’area pranzo era  un forno a legna… e che sono stata tra le prime in Italia a possedere una planetaria Kenwood, arrivata direttamente dall’Inghilterra…

La vita, con i suoi giochi, ha cercato di smorzare ad un certo punto questo mio “amore”. Per fortuna non ci è riuscita. Anzi, nell’epoca del Web, l’ardore è diventato una fiamma inestinguibile.

Sono Chef Pasticcere per passione. I’m Pastry Chef for Passion.
Primo premio al contest organizzato da Molino Dallagiovanna

Ancora due note prima di finire: la prima è che avrete capito che non sono stata dotata del dono della sintesi 🙂

La seconda sono i ringraziamenti. Doverosi e sentiti. Ho già detto della sopportazione di Luigi… Ma solo chi ha sposato o vive con un malato di SIC può capire cosa deve passare quest’uomo. Vi basti immaginare la sua estenuante attesa ogni volta che provo una ricetta e lui non può mangiare fintanto che ho finito lo shooting fotografico! Grazie amore ❤ (prometto che il prossimo Natale verrò almeno una volta a sciare trascurando i panettoni!)

Mia figlia Gio. Odia il mio lievito madre. Come una sorella gelosa del fratellino. Però, poi, mi regala libri sulla lievitazione naturale o alzatine di cristallo di cui non so fare a meno. Grazie Tatina ❤ sei e rimarrai la creazione migliore di tutta la mia vita.

I miei genitori. Che mi hanno amata e aiutata. Sempre. A prescindere. Grazie mamma e papà ❤ perché se sono così lo devo a voi.

La mia collega Angela. I suoi consigli sono stati per me preziosi e mi hanno dato la spinta necessaria a partire. Grazie tesoro ❤ presto ti sfrutterò per qualche traduzione di ricette in inglese!

E il mio amico Francesco. Un amico virtuale o quasi. Ci siamo incontrati una sola volta ma ci capiamo al volo. È bravissimo, tutto quello che prepara è perfetto. Lo inviterò presto a lasciarmi pubblicare alcune delle sue ricette qui! Francesco da tempo mi suggeriva di creare un blog. Mi parlava di come sarebbe potuto essere, di come avrei potuto usarlo per scrivere il mio diario di cucina, per non dimenticare nulla, per rendere gli altri partecipi del mio entusiasmo.. Alla fine l’ho ascoltato. Perché, in fondo, era quello che, da sempre, volevo anch’io. Grazie Francesco ❤ ( però la mia foto con i papaveri non la faccio!)